Il termine “binge drinking” viene utilizzato dagli anglosassoni per indicare le “abbuffate alcoliche” tipiche del sabato sera. Purtroppo, tali atteggiamenti stanno diventando popolari e alla moda anche in Italia, anche tra i più giovani. Che l’eccesso di alcool rappresenti, anche in soggetti sani, un fattore scatenante l’insorgenza di aritmie, in particolare la fibrillazione atriale (FA), è noto dagli anni 70, quando Ettinger e coll descrissero per la prima volta la cosiddetta “Holiday Heart Syndrome”, caratterizzata proprio da un’aumentata incidenza di aritmie sopraventricolari durante il week-end e le festività (1). Negli anni, diverse casistiche di Holiday Heart Syndrome sono state pubblicate limitate, comunque dalla scarsa numerosità.
Nell’ultimo numero dell’European Heart Journal, si parla dell’interessante studio MunichBREW II, in cui un gruppo di ricercatori tedeschi, ha cercato di capire i meccanismi fisiopatologici sottostanti l’innesco di aritmie dopo assunzione di alcool in un gruppo relativamente numeroso (circa 200) di volontari sani, di cui il 36% donne, con età media di 29.9 +10.6 anni (2).
La metodologia utilizzata è molto originale; infatti, i partecipanti allo studio hanno volontariamente assunto quantità di alcool tali da ottenere all’alcool test una concentrazione di alcool nel respiro (BAC) >1.2g/kg. Durante il “binge drinking” i volontari sono stati supervisionati dai ricercatori che hanno quantificato l’alcool assunto e misurato la BAC di base e ogni ora fino a 8 ore. Inoltre, durante l’assunzione di alcool e nelle 48 ore successive è stato effettuato un monitoraggio Holter ECG continuo. Il periodo di osservazione è stato diviso in 5 fasi: baseline, drinking period (1-5 ore), recovery period (6-19 ore), fase di controllo 1 (25-29 ore) e fase di controllo 2 (30-43 ore). Le quantità di alcool assunte sono state piuttosto rilevanti, con in media 3+2.9 unità di birra, 2.1+2.8 unità di vino, 4+4.1 unità di superalcolici, 2+2.7 unità di long-drink. Le quantità di alcool assunte erano simili tra uomini e donne.
L’analisi delle registrazioni Holter ECG hanno documentato un aumento della frequenza cardiaca media e un incremento di tachicardia atriale proporzionale all’introito di alcool durante il drinking period. L’analisi dell’heart rate variability ha evidenziato un aumento del tono simpatico durante il drinking ed il recovery period, con un ripristino di una predominanza di tono parasimpatico solo nelle fasi di controllo. Inoltre, un aumento di extrasistoli ventricolari è stato registrato durante il drinking period, mentre le extrasistoli atriali si sono verificate prevalentemente nei periodi di controllo. Infine, nel 5% dei volontari si sono verificati episodi di FA e tachicardie ventricolari non sostenute durante il recovery period.
Considerazioni:
Lo studio di Brunner e coll appare molto interessante per diversi motivi. Innanzitutto, perché tenta di esplorare con una metodologia originale i meccanismi responsabili dell’aumentata incidenza di aritmie dopo eccessivo introito di alcool. Gli autori dello studio suggeriscono che un ruolo importante sia svolto dalla modulazione del tono autonomico con un aumento del tono simpatico durante l’assunzione di alcool e il periodo di recupero (che favorirebbe l’insorgenza di tachicardia atriale e di aritmie ventricolari), seguita da un recupero tardivo del tono parasimpatico (che favorirebbe le extrasistoli sopraventricolari e la FA). Come sottolineato nell’editoriale di accompagnamento al paper, esistono anche altri meccanismi mediati dall’alcool che potrebbero giustificare l’incremento di aritmie da “binge drinking”, ossia: alterazioni elettrofisiologiche aritmogene (accorciamento del periodo refrattario effettivo atriale, rallentamento della velocità di conduzione atriale, accorciamento del potenziale d’azione atriale e delle vene polmonari), effetti a livello cellulare coinvolgenti il metabolismo del calcio ed effetti indiretti correlati a disturbi elettroliti e disidratazione (3). Ovviamente i risultati dello studio tedesco possono essere influenzati da diversi fattori confondenti, primo tra tutti il fatto che il “binge drinking” spesso si associa anche ad altre attività ludico-ricreazionali (ballo, uso di sostanze eccitanti, ecc…) che possono esse stesse facilitare l’insorgenza un aumento di aritmie.
Un secondo motivo di interesse è rappresentato dal fatto che questo studio richiama l’attenzione su un atteggiamento che si sta diffondendo molto tra i giovani italiani, in particolare nelle regioni del Nord Italia. Ciò apre a importanti riflessioni sociali; infatti, il “binge drinking”, influendo in maniera negativa sulla capacità di guidare, rappresenta un forte fattore di rischio per morte accidentale tra i giovani. Inoltre, quest’abitudine può rappresentare un problema di salute pubblica per il futuro, favorendo l’abuso di alcool in cronico, che, come è noto, rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di neoplasie e cardiomiopatia. Infine, è rilevante l’osservazione che più di un terzo di volontari era rappresentato da donne, nelle quali il consumo di alcool è risultato simile agli uomini. Questo dato indica un cambiamento sociale rilevante che, verificandosi in un’età fertile, può avere anche delle implicazioni ostetriche negative.
Alla luce di queste riflessioni, le campagne educazionali contro il “binge drinking” del Ministero della Salute sono benvenute e vanno incentivate.
References:
- Ettinger PO, Wu CF, De La Cruz C Jr, et al. Arrhythmias and the “Holiday Heart”: alcohol-associated cardiac rhythm disorders. Am Heart J. 1978 May;95:555-62.
- Brunner S, Krewitz C, Winter R, et al, Acute alcohol consumption and arrhythmias in young adults: the MunichBREW II study, European Heart Journal, Volume 45, Issue 46, 7 December 2024, Pages 4938–4949, https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehae695
- Evans N, Voskoboinik A. Binge drinking and arrhythmias: a sobering message, European Heart Journal, Volume 45, Issue 46, 7 December 2024, Pages 4950–4952. https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehae709