Nel mio Veneto vige un proverbio antico: “daghe al can che el xe rabioso”, il cane rabbioso viene sempre bastonato, ma con il significato recondito di un adagio più ricco di retropensieri, secondo i quali chi ha già un guaio gliene piovono sempre di altri. Quante volte nella nostra esperienza abbiamo incontrato persone cui tutto va storto, ogni guazza li bagna dicono i toscani, gli sfigati secondo il neologismo delle nuove generazioni; oppure altri con il vento sempre in poppa, cui tutto va bene, magari senza poterne individuare specifiche doti caratteriali o educative; altri infine cui tutto cambia improvvisamente, in genere dal bene al male. La medicina è stata di grande aiuto nel dimostrare l’esistenza di difetti e di pregi organici o psicologici, responsabili nel penalizzare o favorire alcuni soggetti rispetto ad altri. Così ad esempio la genetica, la nuova scienza medica che ha dimostrato certe deviazioni cromosomiche responsabili di singolari cambiamenti di vita. Oppure, a voler spaziare, l’azione dei cosiddetti fattori di rischio, troppo numerosi per elencarli secondo la loro maggiore o minore influenza, nonché le molte malattie che possono cambiare il nostro divenire. Ma non tutto è spiegabile con le conoscenze di fatto, anzi forse la maggioranza si appella ancora alla scienza occulta del popolo pensante.
Nel passato alcuni ricercatori avevano segnalato che quando il cuore cede per un’insufficienza cardiaca provocata dalle varie patologie, l’attenzione del medico viene talvolta sorpresa dalla comparsa nel follow up, il decorso successivo, di alcuni casi di tumori che nulla hanno a che fare con il cuore scompensato, e spesso nemmeno con le cause che lo hanno danneggiato. Ma tali osservazioni sono rimaste semplici curiosità, senza la forza né concettuale né statistica di una dimostrazione di causa effetto. Quale invece appare nello studio condotto da Christoph Roderburg delle Università tedesche di Dusseldorf e Kiel (ESC Heart Failure, 2021), nel quale sono stati osservati durante 10 anni dopo il 2000 oltre 200 mila soggetti, la metà dei quali avevano sviluppato per varie cause un’insufficienza cardiaca, l’altra metà no. L’età media per entrambi era di 72 anni, con gruppi significativi per ogni fascia di età, equamente divisi in maschi e femmine. Da segnalare che nella loro anamnesi il diabete e l’obesità incidevano per il 37% e il 16% rispettivamente, che non corrispondono a quelli della popolazione italiana. Ma il dato statisticamente e decisamente significativo, con un P>0.001, è stato che la comparsa di cancro nel gruppo degli insufficienti era del 25.7% e in quello dei compensati del 16.2%, più frequente nelle donne (28.6% e 18.8%) che negli uomini (23.2% e 13.8%). Un dato tuttavia che non induce al pessimismo perché, oltre ad essere curabile, coinvolge solo un quarto degli scompensati.
La localizzazione delle neoplasie ha mostrato una scala a frequenza decrescente dei vari tipi, però tutti con la stessa significatività statistica (P>0.001): maggiore quella che vide colpita la bocca e le prime vie aeree, ultima la ubicazione del cancro nei genitali maschili. Cercare di spiegare il rapporto con il cuore in difficoltà contrattile e l’organo in preda alla sconsiderata moltiplicazione cellulare non è facile per gli studiosi della Germania, e modestamente nemmeno per noi. La prevalenza delle prime vie digestivo-respiratorie richiama un possibile rapporto con il fumo, mentre per la generalità dei tumori si invoca un possibile stato infiammatorio cronico che potrebbe legarsi a deviazioni genetiche, alla possibilità che lo stress cardiaco induca la formazione di proteine pro-tumore, o a una caduta immunitaria. Non lo sappiamo, come appare dalle difficoltà osservate lungo il cammino per ottenere le certezze scientifiche, tanto necessarie sia per i medici sia per i pazienti. Gli stessi ricercatori tedeschi sottolineano che abbiamo ottenuto solo un dato statistico suggestivo, ma non la dimostrazione che lo scompenso cardiaco provoca il cancro. Le incidenze che ci riferiscono sono purtroppo molto indicative e fanno presumere che quanto esse nascondono alla curiosità scientifica del medico è sufficiente a consigliargli la ricerca del peggio. Direi anche quando egli ottiene il meglio con i potenti e moderni mezzi che aiutano il cuore a ricompensarsi e a rivolerci bene.
Eligio Piccolo
Cardiologo