Vi siete mai posti la domanda sul perché così spesso le diete non funzionano? In molti casi perché è difficile mantenere la costanza e avere una resistenza psicofisica per un lungo periodo, a volte mesi o anni, senza vedere grandi risultati, sopportando tanti sacrifici per poche soddisfazioni. Il mantenimento del peso nel lungo periodo è ancora più difficoltoso.
Questo non accade con la dieta chetogenica. E’ questo il motivo che l’ha resa così popolare.
Il risultato inizia a palesarsi già dopo la prima settimana e gli effetti accompagnano il paziente per alcuni mesi fino a stabilizzare il peso.
E’ stata usata in primis per combattere l’obesità, alla base della maggior parte delle malattie croniche quali diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari ed apnea ostruttiva del sonno.
Ad oggi la si utilizza anche in campo neurologico nel Parkinson, nella malattia di Alzheimer, nelle forme di emicrania e in quello endocrinologico come nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
La dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) è ormai un affermato modello nutrizionale di successo dovuto alla rapida perdita di peso che dà origine a un ciclo psicologico positivo che a sua volta aumenta il rispetto della dieta.
Un altro importante punto chiave di VLCKD, è la capacità di preservare la massa magra, fondamentale nel metabolismo del glucosio.
Il protocollo VLCKD prevede tre fasi: attiva (dimagrimento), rieducazione (transizione) e mantenimento.
Il programma nutrizionale si fonda su una dieta a base di proteine ad alto valore biologico ricavate da siero del latte ma anche di origine vegetale e alimenti naturali.
Il primo step è lo stadio attivo, caratterizzato da una dieta a bassissimo contenuto calorico (600-800 kcal / giorno), povera di carboidrati (<50 g al giorno dalle verdure) e lipidi (solo 10 g di olio d’oliva al giorno). La quantità di proteine ad alto valore biologico varia tra 0,8 e 1,2 g per ogni Kg di peso corporeo ideale al fine di preservare la massa magra e soddisfare i requisiti minimi quotidiani del corpo.
Le fasi chetogeniche sono variabili nel tempo a seconda dell’individuo e dell’obiettivo di perdita di peso. Lo stadio attivo, nel quale si continua a perdere peso in modo graduale, dura generalmente tra le 8 e le 12 settimane.
Step 2: fase di rieducazione in cui il paziente passa alla dieta ipocalorica. A questo punto, i pazienti reintrodurranno progressivamente gruppi alimentari diversi e nel frattempo parteciperanno a un programma di rieducazione alimentare per mantenere il peso a lungo termine. I carboidrati vengono gradualmente reintrodotti, a partire da alimenti con l’indice glicemico più basso (frutta, latticini). L’apporto calorico giornaliero nel periodo di reintroduzione varia tra 800 e 1500 kcal / giorno.
Step 3: fase di mantenimento che include un piano alimentare bilanciato in carboidrati, proteine e grassi. L’obiettivo principale di questa fase è mantenere il peso perso e promuovere uno stile di vita sano.
Nella gestione del paziente, è importante conoscere gli effetti collaterali cui potrebbe andare incontro nella prima fase del protocollo, tra i più frequenti disidratazione, ipoglicemia, letargia, alitosi, stipsi o diarrea, iperuricemia.
Tali problemi sono tutti gestibili se seguiti correttamente da uno specialista nel settore e non compromettono l’andamento del protocollo dietetico.
In chi è contro indicata? La dieta chetogenica non può essere somministrata alle donne in gravidanza ed in allattamento, ai pazienti affetti da insufficienza renale o epatica, nel diabete di tipo I, nei soggetti affetti da disturbi psichico comportamentali, nei pazienti con recente infarto o con problematiche aritmiche di rilievo.
Una volta raggiunto l’obiettivo ponderale, quello che rimane da fare è mantenere uno stile di vita sano sia a tavola sia fuori per il mantenimento a lungo termine del peso corporeo raggiunto.
Dott.ssa Alessandra Iacoponi
Medico Chirurgo
Medicina generale