La relazione tra ritmo cardiaco e assunzione di alcol è nota da tempo: esercitando un’azione eccitante sulle cellule del cuore, l’alcol e i suoi derivati possono determinare un aumento della frequenza cardiaca e facilitare l’insorgenza di aritmie come la fibrillazione atriale. Era il 1978 quando Philip Ettinger e colleghi coniarono il termine “Sindrome del cuore in vacanza (holiday heart)” per descrivere una serie di 24 pazienti ricoverati per un episodio di fibrillazione atriale in seguito a un avvelenamento acuto da alcol. (1) Un consumo elevato di alcolici può infatti fungere da innesco per questa aritmia, con effetti diversi a seconda delle quantità e del timing. Anche se nella maggior parte dei casi l’episodio di fibrillazione atriale si verifica nelle prime ore dopo l’intossicazione da alcol è stato dimostrato che in alcuni casi questo può manifestarsi anche fino a 36 ore dopo, sebbene le informazioni derivanti dalla letteratura scientifica siano tuttora limitate.
Lo studio MunichBrew II, pubblicato ad ottobre 2024 su EHJ, ha avuto come scopo ultimo quello di valutare l’insorgenza di aritmie cardiache, compresa la fibrillazione atriale, in giovani adulti sani che consumavano in maniera compulsiva alcol (binge-drinking). (2) Sono stati reclutati 202 giovani volontari a cui veniva associato un picco di concentrazione alcolico nel respiro di almeno 1,2 g/proKg dopo l’assunzione di alcol. L’endpoint primario era il riscontro di extrasistolia atriale e ventricolare, variabilità della frequenza cardiaca e l’insorgenza di tachicardia atriale. Il periodo di monitoraggio è stato suddiviso in baseline (tempo 0), periodo di consumo acuto di alcol (1-5 ore), periodo di recupero (6-19 ore) e due periodi di controllo a 24h ciascuno.
L’analisi della variabilità ritmica ha indicato una modulazione autonoma con attivazione simpatica durante il consumo di alcol e il successivo “periodo di recupero”, seguito da una predominanza parasimpatica in seguito. Le extrasistoli atriali si sono verificate in modo significativamente più frequente nei “periodi di controllo”, mentre quelle ventricolari erano più frequenti nel “periodo di bevute”. Dieci partecipanti (5,2%) hanno sperimentato episodi aritmici degni di nota, tra cui fibrillazione atriale e tachicardie ventricolari non sostenute, principalmente durante il “periodo di recupero”.
I risultati dello studio tendono ad enfatizzare la relazione tra alcol e fibrillazione atriale sottolineando come potrebbe essere mediata anche da effetti di tipo autonomico, oltre che ad un rimodellamento elettrico a livello atriale, con un accorciamento del periodo refrattario effettivo e un rallentamento della conduzione intra-atriale.
Un consumo acuto di alcol può determinare una riduzione della variabilità della frequenza cardiaca a breve termine, con un aumento del rapporto tra componenti a bassa e alta frequenza; uno stato iperadrenergico, che può perdurare per 24 ore dopo l’intossicazione e che potrebbe spiegare perché in alcuni casi la fibrillazione atriale può manifestarsi anche il giorno seguente.
Bibliografia:
- Ettinger PO, Wu CF, De La Cruz C Jr., et al. Arrhythmias and the “Holiday Heart”: alcohol associated cardiac rhythm disorders. Am Heart J 1978;95:555–62
- Stefan Brunner, Christina Krewitz, et. al. Acute Alcohol Consumption and Arrhythmias in Young Adults: The MunichBREW II Study, European Heart Journal, ehae695, 4 October 2024
- Gould L, Reddy CV, Becker W, et al. Electrophysiologic properties of alcohol in man. J Electrocardiol 1978; 11:219–26.