La prescrizione dell’esercizio fisico accanto alle nuove risorse farmacologiche nei pazienti con sindrome cardiometabolica

Scritto il 05/08/2022

Per rischio cardiovascolare intendiamo la probabilità di andare incontro a eventi cardiovascolari come ictus e infarto.
Per sindrome metabolica intendiamo una condizione complessa in cui sono contemporaneamente presenti fattori di rischio di diabete e di patologie cardiovascolari: circonferenza addominale, glicemia, colesterolo, trigliceridi, pressione arteriosa.
Il rischio cardiovascolare e la sindrome metabolica sono strettamente correlati.
Le LDL, abitualmente stimate nella pratica clinica mediante la determinazione del Colesterolo LDL, sono causa di Malattia Cardiovascolare Aterosclerotica.
La presenza di elevati valori di Colesterolo LDL si accompagna ad un’elevata probabilità di eventi cardiovascolari avversi.
Le linee guida internazionali e nazionali sono concordi nel raccomandare la riduzione dei livelli di Colesterolo LDL come intervento terapeutico fondamentale per contrastare il rischio cardiovascolare.
Le evidenze scientifiche disponibili indicano che la riduzione del rischio è proporzionale alla diminuzione dei livelli di Colesterolo LDL.
La terapia con statine rappresenta la terapia antilipidica per eccellenza.
L’associazione di statina con ezetimibe garantisce la possibilità di una riduzione del C-LDL di entità maggiore rispetto a quella raggiungibile con qualsiasi altra terapia convenzionale.
I PCSK9 inibitori sono anticorpi monoclonali che riducono i livelli di LDL.


Se dopo 6 settimane di terapia di associazione statina /ezetimibe non è stato raggiunto l’obiettivo, è raccomandato introdurre i PCSK9 (classe I).
Nei soggetti con pressione arteriosa normale-alta, il profilo di rischio cardiovascolare globale individuale può essere compreso nell’intervallo: basso-moderato, in presenza di almeno tre fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi; moderato-alto, in presenza di danno d’organo correlato all’ipertensione, malattia renale cronica in stadio 3 o diabete.
In questi pazienti deve essere presa in considerazione la terapia antipertensiva, in aggiunta alle modifiche dello stile di vita, per ridurre i livelli di pressione arteriosa e il profilo di rischio cardiovascolare globale individuale. La letteratura scientifica fornisce prove di classe I, livello A, a supporto dell’associazione ACE I /CA.
L’aterosclerosi è la principale causa di morte cardiovascolare nel paziente diabetico.
Circa 1 persona su 5 ha un evento cardiovascolare a 5-6 anni dalla diagnosi di diabete.
Gli antagonisti dei GLP1 e le Glifozine (SGLT2) sono raccomandati nei pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica o con fattori di rischio cardiovascolari.
La semaglutide orale (GLP1) migliora i fattori di rischio correlati alla malattia aterosclerotica cardiovascolare.
La semaglutide riduce la HBA1c, riduce la PA sistolica e riduce il peso corporeo attraverso la perdita dell’appetito e l’incremento della sazietà.
Il grasso epicardico è aumentato nei pazienti diabetici e predice malattia cardiovascolare di natura aterosclerotica.
I GLP1 riducono il grasso epicardico nei pazienti diabetici.
Utile inserire all’interno del SSR l’esercizio fisico, prescritto e somministrato come un farmaco (Esercizio fisico Adattato EFA), rivolto alle persone con malattie cardiovascolari e dismetaboliche al fine di ridurre un’inutile medicalizzazione attraverso l’Attività Fisica Adattata (AFA) in persone portatrici di esiti stabilizzati di patologie muscolo- scheletriche o neurologiche.
Per le persone obese o con ipertensione o diabete, le linee guida raccomandano esercizi di rafforzamento della forza (ad esempio, sollevamento di pesi leggeri) almeno tre volte a settimana più un esercizio aerobico moderato o intenso, come andare in bicicletta, correre o nuotare.
L’attività fisica migliora: l’attesa di vita, la fitness cardiorespiratoria, la fitness muscolare, il controllo del peso corporeo, il mantenimento di una composizione corporea sana , la salute delle ossa ,la qualità del sonno, la qualità della vita in relazione alla salute.
Nei pazienti anziani previene il rischio di cadute, mantiene le autonomie funzionali e migliora le funzioni cognitive.
Indispensabile promuovere Interventi educazionali mirati a favorire la pratica dell’attività fisica, rivolti alla popolazione generale o a piccoli gruppi (prevalentemente in prevenzione primaria).
Una attività motoria moderata e costante oltre ad essere uno strumento di prevenzione delle malattie e di promozione della salute tende associarsi ad altri comportamenti salutari e migliora il benessere psicofisico generale.
In conclusione le Linee Guida indicano di utilizzare farmaci per i quali esistono evidenze scientifiche di efficacia sugli eventi cardiovascolari, unitamente all’identificazione e gestione dei fattori di rischio, che danno informazioni sulla classificazione del rischio di malattia cardiovascolare nelle diverse categorie di individui ed aiutano ad agire sul paziente correttamente.


Monica Mellozzi
Spec. in Endocrinologia e malattie del Ricambio
Dott. in Scienze e Tecniche dello Sport
ASL Roma 2-Ospedale Sant’ Eugenio