Introduzione: Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano la principale causa di mortalità nel mondo. In letteratura numerosi studi hanno riportato l’associazione tra anomalie elettrocardiografiche (ECG) e outcome CVD, pur lasciando insoluto l’interrogativo dell’utilità dell’ECG nello screening della popolazione generale.
Scopo dello Studio: è valutare l’associazione tra la presenza di anomalie ECG, suddivise in anomalie minori o maggiori, e il rischio di sviluppare patologie CVD, nonché la possibilità che anomalie ECG-grafiche minori evolvano in anomalie maggiori dell’ECG [1].
Materiali e Metodi: I dati sono stati raccolti, a partire dal 1 Aprile 2015 al 31 Marzo 2022, utilizzando un ampio database nazionale, dell’associazione delle assicurazioni sanitarie Giapponesi, che raccoglie gli ECG eseguiti annualmente dagli individui in età lavorativa di età ≥ 35 anni.
Sono stati inclusi 3.698.429 individui (Ind), senza storia di CVD, l’età media (SD) era di 47,1 (8,5) anni, il 33,4% erano donne; il 14,1% dei partecipanti era iperteso, il 3,6%; diabetico e l’8,1% dislipidemico. I loro ECG sono stati classificati in 4 gruppi in base all’ECG dell’arruolamento: ECG normale, 1 anomalia ECG minore, ≥2 anomalie minori e anomalie maggiori dell’ECG (anomalie maggiori, esempio: blocco atrio-ventricolare di secondo gramo Mobitz 2, blocco di branca sinistra, T negative, ecc…). Gli Ind, inoltre, sono stati stratificati in base al rischio CVD mediante il punteggio Suita-score (che comprende: età, sesso, fumo, diabete, pressione sanguigna, lipoproteine a bassa densità, lipoproteine ad alta densità e malattia renale cronica).
L’end-point composito primario consiste in una sommatoria tra morte totale e ricoveri in ospedale per cause CVD. Inoltre è stato valutato, nei soggetti senza anomalie ECG maggiori al basale, la possibilità di sviluppare anomalie maggiori dell’ECG (end-point secondario).
Risultati: Tra gli Ind analizzati il 77,7% presentavano un ECG normale, il 16,8% una anomalia ECG minore, il 3,9% ≥ 2 anomalie minori e l’1,5% aveva anomalie ECG maggiori. Gli individui con un’anomalia maggiore dell’ECG erano più anziani e avevano una maggiore prevalenza di comorbidità. Durante il periodo di follow-up, di 5,5 (IQR, 3,4-5,7) anni, 156.258 individui (4,2%) sono morti o sono stati ricoverati per cause CVD (end-point composito primario). Se analizzati per sottogruppi, in base all’ECG basale, si è visto che le anomalie dell’ECG basale erano associate ad un aumento dell’incidenza dell’endpoint composito primario (χ2 = 11 122; log-rank P <.001). Anche dopo l’aggiustamento per eventuali fattori confondenti, l’analisi di regressione di Cox ha precisato un HR aggiustato dell’1,19 [IC al 95%, 1,18-1,20] per gli individui con 1 anomalia minore dell’ECG, con tendenza all’aumento per gli Ind con ≥2 anomalie minori e con un’anomalia maggiore dell’ECG (HR 1,37 [IC al 95%, 1,34-1,39] e HR 1,96 [IC al 95%, 1,92-2,02] rispettivamente). Tale dato rispecchiava l’andamento della percentuale di Ind che andava incontro all’esecuzione di un esame coronarografico nel follow-up, il tasso era infatti dello 0,2% nei soggetti con ECG normale ed andava progressivamente crescendo fino all’1,2% negli individui con una anomalia maggiore dell’ECG.
Per quanto riguarda l’end-point secondario si è visto che i soggetti con anomalie minori dell’ECG nel 2016, il 5,1% hanno sviluppato almeno 1 nuova anomalia maggiore dell’ECG durante il follow-up e la presenza e il numero di anomalie minori dell’ECG erano associate con una maggiore probabilità di sviluppare anomalie ECG maggiori. In particolare l’analisi di regressione di Cox, inoltre, ha mostrato come su 29 tipi di anomalie minori dell’ECG analizzate, 18 anomalie erano associate ad un’incidenza maggiore dell’end-point composito primario: ad esempio, il blocco atrioventricolare di secondo grado Mobitz 1; una onda P di ampiezza aumentata; gli elevati voltaggi del QRS nelle derivazioni precordiali sinistre; anomalie aspecifiche dell’onda ST-T e onda T anormale.
Discussione e Conclusione: La Task Force del servizio di prevenzione degli Stati Uniti non raccomanda l’esecuzione dell’ECG di routine nelle popolazioni a basso rischio CVD. Infatti alcuni studi [2] mostrano come l’ECG di routine aumenti il rischio di successivi test cardiologici, nonostante i bassi eventi CVD della popolazione in esame.
Tuttavia, l’associazione tra anomalie ECG e il rischio di eventi CVD è un concetto antico [3] e sulla stessa linea alcuni Studi successivi [4] hanno evidenziato che il numero, (non solo la semplice presenza di anomalie minori dell’ECG), si associa con la mortalità CVD.
Questo Studio [1] giapponese, che ha analizzato una numerosa popolazione, (oltre 3,5 milioni di individui) in età lavorativa, ha evidenziato il ruolo potenziale della presenza di anomalie minori dell’ECG al basale, spesso trascurate e non foriere di eventi cardiovascolari, nonché di nuove anomalie dell’ECG.
Considerazioni: questo ampio lavoro [1] evidenzia l’utilità dell’ECG, nell’indagare l’attività elettrica delle cellule miocardiche e del suo sistema di conduzione, come uno strumento valido per attenzionare e seguire nel tempo le persone a maggior rischio di sviluppare eventi CVD. Questo può suggerire l’opportunità di adottare un approccio personalizzato che consideri sia il rischio CVD che l’ECG per prevenire eventi avversi futuri. Saranno però necessari ulteriori studi di approfondimento.
Bibliografia:
- Ryuichiro Yagi, Yuichiro Mori, Shinichi Goto, Taku Iwami, Kosuke Inoue: Routine Electrocardiogram Screening and Cardiovascular Disease Events in Adults. JAMA Intern Med. 2024 Jul 1:e242270.
- R Sacha Bhatia et al: Electrocardiograms in Low-Risk Patients Undergoing an Annual Health Examination. JAMA Intern Med. 2017 Sep 1;177(9):1326-1333.
- B E Kreger, W B Kannel, L A Cupples: Electrocardiographic precursors of sudden unexpected death: the Framingham Study. Circulation. 1987 Mar;75(3 Pt 2): II 22-4.
- Hari KJ, Singleton MJ, Ahmad MI, Soliman EZ.: Relation of minor electrocardiographic abnormalities to cardiovascular mortality. Am. J. Cardiol. 2019;123(9):1443-1447.