Il trapianto di cuore consiste nella rimozione del cuore malato e la sua sostituzione con il cuore prelevato da un soggetto in parte compatibile e con un danno cerebrale irreparabile (morte cerebrale) nella quale tutti gli organi siano sani e funzionanti. Mentre da un punto di vista tecnico il trapianto cardiaco è un intervento relativamente semplice, la difficoltà di questo trattamento è dovuta alla necessità di eludere l’organismo del trapiantato facendogli accettare come suo un organo non suo (rigetto). La terapia antiregetto è il vero limite di tutti i trapianti. Con l’introduzione della ciclosporina A nella terapia antirigetto (inizio anni 80) i risultati clinici di tutti i trapianti ed in particolare quelli di cuore sono nettamente migliorati. Attualmente l’85% dei pazienti che ricevono un trapianto cardiaco sopravvive ad un anno mentre 5 anni dopo l’intervento il 70% dei pazienti è in buone condizioni. Il primo trapianto di cuore in Italia è stato fatto a Padova nel novembre del 1985. Nel nostro Paese, nel periodo 2000/2005, sono stati eseguiti 1936 trapianti di cuore con una sopravvivenza ad un anno dei riceventi del 84,4%. Occorre tuttavia una “cultura” della donazione che non può essere imposta, ma che deve permeare gradualmente, grazie all’educazione sanitaria, il modo di pensare della gente. Ben dieci regioni italiane non hanno dato alcun contributo alla donazione di cuore. Alcuni dei cuori trapiantati in Italia sono giunti da Londra, Rotterdam, Innsbruck, cuori prelevati in Italia sono stati utilizzati anche all’estero. Il trapianto di cuore ha creato una solidarietà internazionale senza frontiere.
Il trapianto cardiaco
Scritto il 08/04/2021